La visita alla cantina Malvirà di Canale è stato il modo migliore di iniziare il 2015.

In un freddo sabato pomeriggio, ci addentriamo tra le ripide vigne del Roero per poi varcare il suggestivo cancello dell’azienda vitivinicola nata negli anni ’50 per volere e intuizione del Signor Giuseppe Damonte.

Ad accoglierci è Roberto Damonte, uno dei due figli del “fondatore”, winemaker di una gamma davvero impressionante di vini. Vini che nascono, in primis, in vigna con una attenzione altissima da parte del fratello Massimo a valorizzare al meglio i vari cru, caratterizzati da terreni sabbiosi e calcarei e da differenti esposizioni. I vitigni che raccontano il Roero sono principalmente due: il Bianco Arneis e il nobile Nebbiolo. A questi si aggiungono tradizionalmente la Favorita, il Barbera e il Brachetto dal grappolo lungo.

gammaPrima di apprezzare nel calice la fatica e la passione dei fratelli Damonte, Roberto ci accompagna in giro per la cantina e i locali di affinamento dei suoi vini. La tecnologia delle vasche per la fermentazione è bilanciata dall’esperienza, i legni francesi degli oltre 300 fusti di legno di rovere francese (capacità “doppia-barrique”) sono armonizzati dalla pazienza.

riveIniziamo la degustazione con un prodotto piacevolmente disorientante: Rive Gauche. L’etichetta recita semplicemente “Vino Spumante” senza specificare le caratteristiche delle uve (che in realtà sono Arneis) e del dosaggio. I profumi di frutti bianchi, mela e soprattutto pera evocano il metodo charmat, che preserva le sensazioni aromatiche del vino base, e un suo impiego da aperitivo. Ma il palato è poi colpito da una sferzata di estrema secchezza, trattandosi di un prodotto pas dosé da apprezzare sicuramente a tutto pasto.

La gamma di vini bianchi fermi che Roberto ci propone e commenta parte dalla più semplice e franca Favorita, vitigno quotidiano vinificato con “l’importanza” del vino della domenica.

I due Arneis che assaggiamo sono tra loro diversissimi per vigneti e vinificazione: più fruttato e floreale l’Arneis Renesio – vino e vigna che hanno nel nome l’etimologia stessa del vitigno – più strutturato e austero l’Arneis Saglietto – il cui passaggio in legno gli dona una complessità tutt’altro che “ruffiana”. Entrambi i vini sono davvero belle interpretazioni di un vitigno che ha vissuto una notevole notorietà, diffusione e forse anche moda negli anni novanta e che oggi sta soffrendo un po’ per la presenza sul mercato di prodotti non sempre di qualità, ben lontani dalle sapienti interpretazioni che Malvirà riesce a darne.

C3uveompletiamo gli assaggi dei bianchi con un vino più “internazionale”, sia nella varietà delle uve (40% Chardonnay, 40% Sauvignon e 20% Arneis), sia nel gusto: il Langhe bianco Tre Uve. Con le sue note di ananas e banana, i suoi accenni di nocciola tostata e caramello, il suo colore dorato, fa pensare ai grandi Chardonnay di Borgogna.

Le sabbie e i profumi del Roero emergono nella finezza e nell’eleganza dei rossi a base Nebbiolo. Il Roero Rosso 2009, se fosse servito in un Domaine della Côte de Nuits, alla vista e al naso si confonderebbe con un Pinot Noir, grazie al suo esile rosso rubino e all’impronta di fragoline di bosco e viola. Al palato, però, il Nebbiolo affiora con il suo inconfondibile tannino e persistenza, non urla ma sussurra le sue nobili qualità. Di stile differente è il Roero Riserva Renesio 2009 più muscolare e d’impatto; se ne colgono la complessità e la struttura già portando il calice al naso, con sensazioni non solo di confettura e di fiori appassiti, ma anche profumi terziari che denotano un lungo affinamento in legno: spezie dolci, tostatura, torrefatto e cioccolato. In bocca è caldo, ampio e avvolgente. Che gran vino!

rossi

L’ultimo rosso ci porta indietro nel tempo (vendemmia 2004) e nelle tradizioni, vino come veniva fatto dai nonni con le uve di famiglia (Nebbiolo, Barbera e Bonarda piemontese). Il Langhe Rosso San Guglielmo è austero, “piemontese”, forse da intenditori. I profumi, seppur complessi, sono un po’ chiusi anche perché 10 anni di invecchiamento hanno bisogno di tempo per aprirsi e rivelarsi. Roberto ce lo racconta con emozione. E’ sicuramente un prodotto presente nella gamma della cantina non per la sua appetibilità sul mercato ma per la volontà di chi lo produce di non perdere antichi gusti. Ci vorrebbe un bel civet di cacciagione, cotto lento lento sul fuoco a legna del putagè della nonna. Se gli altri vini sbancano in giro per il mondo, questo deve essere assolutamente goduto sul territorio! E noi ce lo godiamo appieno.

renesiumDulcis in fundo, il Renesium da uve stramature. Abbiamo aperto con un Arneis inconsueto, spumantizzato charmat, e chiudiamo la degustazione con lo stesso vitigno in una versione altrettanto inconsueta, muffata. Acidità e freschezza importanti e dolcezza non elevata come nella tradizione dei vini attaccati da botrytis cinerea – Sauternes, Tokaji e Trockenbeerenauslese tedeschi. La muffa nobile che concentra gli zuccheri e conferisce complessità aromatica … non solo albicocche secche e miele di corbezzolo. Non sappiamo come possa essere abbinato con le tradizionali paste di meliga, ma le emozioni che ci dà accompagnato a una qualche fettina di maccagno, toma biellese a latte crudo vaccino, sono davvero grandi.

Un grazie di cuore a Roberto Damonte per la splendida cartolina sul Roero che ci ha donato.

Gabriele