Il 22 maggio, per il ciclo dei Nuovi Fermenti del Piemonte, siamo andati alla scoperta del Lessona, del Bramaterra e di altri vini delle colline biellesi. Preziosi vini di nicchia, che oltre un secolo fa contendevano a Gattinara, Ghemme e Boca
la palma dei più raffinati vini piemontesi e che oggi – dopo un lungo periodo di crisi – vivono finalmente una seconda primavera.
Il vulcanico Marco Bellini nel 2003 – inseguendo un sogno covato a lungo – fondò a Lessona l’azienda agricola La Prevostura (recentemente è entrato in azienda anche il fratello Davide). In pochi anni, Marco ha costruito una tra le più interessanti e dinamiche nuove realtà dell’Alto Piemonte. I 5 ettari di vigneti de La Prevostura sono distribuiti tra Lessona e Villa del Bosco, su terreni di natura acida composti da porfidi e sabbie di antica origine vulcanica e marina, coltivati con i vitigni tradizionali del territorio: nebbiolo, vespolina e croatina. Da queste vigne si ricavano circa 15000-20000 bottiglie l’anno. La cascina Prevostura, oltre ai locali di vinificazione e affinamento, ospita anche uno splendido agriturismo.
Marco, che gestisce direttamente i vigneti, la sera del 22 maggio è stato trattenuto in vigna fino a tarda sera da un’imprevista emergenza, ma in compenso è stato con noi l’amico ed enologo Cristiano Garella (a destra nella foto), che insieme a Marco ha tracciato lo sviluppo enologico dell’azienda. Con grande competenza, passione e innata simpatia il giovanissimo Cristiano ci ha raccontato tutto o quasi tutto del vino di Biella e dintorni: la storia del Lessona è antica, infatti già in epoca romana qui si faceva vino, ma il culmine della produzione si ebbe nella seconda metà dell’800, quando Quintino Sella, politico ed economista (fu ministro delle Finanze, a lui si deve l’aver salvato dalla bancarotta il neo-nato Regno), scienziato mineralogista, alpinista, industriale (l’industria laniera di famiglia; i primi passi verso la fondazione della banca omonima), scelse il Lessona per brindare all’unità d’Italia, dopo la presa di Roma nel 1870. Sella giocava in casa, poiché la storica azienda vitivinicola di famiglia produceva il Lessona almeno sin dal 1671! Poi nella prima metà del novecento cominciò un lento declino e nel secondo dopoguerra, con il massimo sviluppo dell’industria laniera e tessile, la viticoltura venne quasi abbandonata… oggi però il Biellese soffre di precoce desertificazione industriale e proprio il recupero della tradizione vitivinicola offre un’occasione di ripresa e diversificazione e negli ultimi 15 anni il numero di aziende che producono il Lessona – molte di piccola dimensione – è tornato a crescere. Tra le nobili famiglie che si cimentarono col Lessona vi furono anche i Marchesi La Marmora: proprio i poderi La Marmora, poi confluiti nella tenuta Quario, dopo vari passaggi di proprietà e lunghi decenni di abbandono furono acquistati dalla famiglia Bellini e, una decina di anni fa, disboscati e re-impiantati a vite.
Siamo partiti dal Corinna – Coste della Sesia Rosato DOC 2014 (nebbiolo 95%, vespolina 5%, da vigneti con esposizione sud-est a Lessona, 350 m s.l.m., terreno misto di antiche sabbie marine, limo e argilla). Dopo 8 ore di macerazione a freddo, la fermentazione avviene in acciaio e così poi il breve affinamento. Nonostante un’annata sfavorevole come il 2014, questo rosato mostra un’inebriante vitalità estiva, fatta di fragranti note di rosa, lampone e fragolina di bosco e un ottimo corpo, persistente ed equilibrato tra morbidezza, calore adeguato per la tipologia (12,7%) e spiccata freschezza e sapidità.
Passiamo ai rossi, partendo dal Garsun – Coste della Sesia Rosso DOC 2013 (nebbiolo 55%, vespolina 35%, croatina 10%, dagli stessi vigneti del Corinna): in vino fermenta in acciaio con 16 giorni di macerazione, poi si affina per 8 mesi in barrique e 4 mesi in bottiglia. Un bel vino “base”, giovane, immediato, eppure abbastanza complesso nelle sue fresche note fruttate, vinose, speziate (la firma della vespolina), di medio corpo.
Il successivo Muntacc – Coste della Sesia Rosso DOC 2010 (nebbiolo 70%, vespolina 20%, croatina 10%) è un gradino più in alto: mentre Cristiano ce lo racconta, lo definisce affettuosamente “un Lessonino”, ed effettivamente non teme il confronto con i fratelli maggiori. Dopo la fermentazione in acciaio con 16 giorni di macerazione, segue un affinamento più lungo per 21 mesi tonneaux e 12 in bottiglia. Il naso è ampio di lampone, ribes, erbe aromatiche, poi le tipiche note pepate della vespolina. Ottima struttura, con calore (14%) e morbidezza già in buon equilibrio con un’ottima freschezza e tannini che promettono longevità.
Ecco poi una vera chicca enologica biellese, il Bramaterra: le vecchie vigne del Bramaterra DOC 2011 (nebbiolo 70%, croatina 18%, vespolina 12%) sono a Villa del Bosco a 395 m s.l.m., su terreni composti da sabbie di origine vulcanica di colore rosso bruno. La macerazione si fa più lunga, 28 giorni, così come l’affinamento di 25 mesi in legno e 12 in bottiglia. Al naso sentiamo note più calde ed evolute di confettura di prugna, di spezie dolci e infine ematiche e ferrose. In bocca è un vino di rara eleganza, con morbidezza e alcool già in equilibrio coi tannini levigati e con la sapida ferrosità che fu decantata da Mario Soldati.
Infine due fuoriclasse: due annate di Lessona DOC (nebbiolo 95%, vespolina 5%, dai filari sommitali del vigneto La Prevostura a Lessona, con esposizione sud a 390 m s.l.m.), dalla diversa personalità ma accomunate da sontuosa struttura e nobiltà. Il 2011 è ottenuto con una macerazione di 34 giorni e un affinamento di 26 mesi in legno piccolo e poi 12 mesi in bottiglia, il 2010 con una macerazione di 2 giorni più lunga e 3 mesi in più in legno… entrambi si presentano di colore granato intenso quasi rubino, ancora giovani, poi al naso sono davvero complessi tra fiori appassiti, frutti di bosco (più freschi nel 2010, più in confettura nel 2011), spezie dolci, scorza d’arancia (una caratteristica comune tra i grandi nebbioli dell’Alto Piemonte).
In bocca sono possenti e persistenti, ricchi di tutto quello che si può desiderare dal nebbiolo, inclusi tannini ancora intensi ma elegantissimi che fanno pensare a certi Baroli di Serralunga d’Alba e Monforte. Entrambi potranno evolvere molto a lungo. Cristiano – tra le sue due creature – confessa una leggera preferenza per il 2011, leggermente più equilibrato del 2010: nel 2010 “…ci è leggermente scappata la mano…” dice riferendosi ai quasi 15 gradi di alcool (contro i “soli” 14,5 del 2011), frutto forse di qualche giorno di attesa in più prima di vendemmiare. Eppure, se effettivamente il 2011 è più … come dire, disciplinato / aristocratico / perfezionato … il 2010 ha un intrigante carattere più scapestrato, anticonformista, di energia primigenia. Il grande calore del 2010 viene mascherato perfettamente da tannini e freschezza che impiegheranno lunghi anni a diventare meno scalpitanti. La platea si divide, ma sono questioni di sfumature e di gusti. Siamo di fronte a due grandi vini, di cui Marco e Cristiano vanno giustamente orgogliosi.
Una nota sui cibi: abbiamo accompagnato i vini con una scelta di salumi biellesi tra cui la tipica «paletta» (lo speziato prosciutto cotto di spalla) e ricchi formaggi stagionati d’alpeggio valsesiani e delle vallate biellesi. Queste e altre raffinatezze a Km 0 potrete trovare all’agriturismo La Prevostura.
Grazie Marco e Cristiano per avere condiviso con noi i risultati sorprendenti della vostra avventura, complimenti e… ad majora!
Giorgio