Sapevamo da dove saremmo partiti. Non sapevamo dove saremmo arrivati.
Le sedie in circolo davano l’impressione di essere in un circo, non ad una seria e seriosa degustazione di vino. Pubblico e domatori intenti ad ammirare e animare il grande spettacolo del vino.
Un salone pieno, sei fra domatori, clown, acrobati che si agitavano dentro e fuori l’ovale e loro, le 24 bottiglie di vino in fondo alla sala attendevano il loro momento di entrare in scena.
Massimiliano ha dato il via allo spettacolo, presentando la serata e inducendo il pubblico a sospendere il brusio per accogliere i due domatori Gabriele e Fabio.
Il primo vino a scendere nell’arena (e nei bicchieri degli spettatori) è stato il “Karana” Colli di Limbara Nebbiolo del 2011. Un blend di Nebbiolo, Sangiovese e Caricagiola che è stato accolto dagli spettatori con una certa curiosità. Forse perchè siamo piemontesi, ma l’aspettativa non è stata rispettata. Un vino troppo giovane, troppo scuro, troppo fresco per essere paragonato ai nostri Nebbioli.
A rubare la scena al “tamburino sardo” è stato il Langhe DOC – Nebbiolo 2009″ di Bric Cenciurio. E a questo punto si manifesta il primo colpo di scena: Carlo Sacchetto, il Patron di Bric Cenciurio è presente in sala e da questo momento diventa il dispensatore di saggezza contadina e esperienza di “vigneron” di qualità. Conoscere dalle vive parole di questo personaggio alcune delle mille sfumature che caratterizzano questo mestiere è stato forse l’elemento più sorprendente della serata. Il suo Nebbiolo, così elegante nei profumi e nei sapori, già autorevole nonostante la giovane età è stato apprezzatissimo dai conviviali.
Il terzo numero in programma è stato il Gattinara DOCG 2006 di Travaglini, che si è presentato con una “mise” originale: una bottiglia unica nel suo design squadrato e al contempo morbido. Il vino versato nei calici ha mostrato le caratteristiche sapide dei terreni del Nord Piemonte, un colore vivo, un profumo minerale, un sapore persistente.
L’ultimo vino presentato nella prima parte è stato il Roero Riserva DOC 2008 – “Roche dra Bossora” (Michele Talliano). La terra del Roero, così vicina alle Langhe eppure così diversa nei vini prodotti, si offre alla platea con il risultato del lavoro di un piccolo produttore. Un prodotto asciutto e per certi versi ruvido non ha, per la verità, soddisfatto pienamente i palati presenti, scoprendo un gusto meno seducente del promettente profumo.
Dopo la pausa dedicata alla costituzione dell’Associazione “La Compagnia del Calice” (e sontuosamente festeggiata con due magnum di Arneis “Sito dei Fossili” regalate per l’occasione da Carlo di Bric Cenciurio), la seconda parte della serata è stata inaugurata da un altro vino che ha fatto discutere. Il Carema Riserva DOCG 2007 della Cooperativa Produttori di Carema, vino particolare ed eroico per la difficoltà della coltivazione montana, ha riscosso risultati controversi, in parte dovuti ad una bottiglia il cui tappo aveva rovinato il contenuto. Eppure è un vino che meriterebbe, secondo noi, altri giudizi. Ma la bellezza di questi spettacoli è che si ritrovano insieme palati e sensibilità diversi e quindi i giudizi possono cambiare.
Come in ogni spettacolo che si rispetti, anche in questo avviene l’incidente. Un acrobata che sbaglia l’esercizio, un trapezista che manca l’aggancio, un domatore che non riesce a farsi rispettare, un clown che non fa ridere, un vino che si è spogliato. E’ il caso del Ghemme DOCG 2004 di Mirù, le cui bottiglie non erano perfette. Già ne era stata eliminata una a causa del famoso sapore di tappo. Una delle altre due invece aveva un residuo molto consistente e quindi la degustazione di questo vino è stata impossibile. Peccato: il produttore merita un’altra occasione e la Compagnia del Calice vedrà di riservargliela in futuro.
Ma, “the show must go on”. La classe di una squadra si vede nei momenti complicati. Dopo la debacle del Ghemme si è presentato un numero di alta scuola: Vallè D’Aoste DOC Donnas Superieur – Vieilles Vignes 2008 (Caves Cooperatives de Donnas), un nebbiolo raccolto tardivamente che ha colpito gli spettatori per i suoi profumi di ciliegia, prugna, marmellata di fichi, di amarena.
E poi il gran finale, lo Sfursat Valtellina DOCG 2006 di Nino Negri, autentica perla del nostro paese, che è stato valutato come il miglior vino della serata. Un epilogo di grande successo degno di una serata cominciata con timidezza e terminata con grande euforia (e ci credo, dopo otto etichette…) e simpatia.
La menzione speciale (e una bottiglia di Langhe DOC – Nebbiolo 2009″ di Bric Cenciurio in regalo a testa) va a Davide, che ha segnalato al primo sorso una lieve imperfezione nella bottiglia di Carema e a Nadia e Marzia, che si sono distinte nel “divertissement” di indovinare i profumi caratteristici dei vini presenti in sei boccette fatte girare durante la serata: un altro modo per conoscere il mondo del vino in modo leggero, allegro, spensierato, modo che vuole essere la caratteristica principale de “La Compagnia del Calice”.
Vi riportiamo, infine, i voti che avete espresso nel corso della serata per ciascun vino:
Massimiliano