Non è stato il caldo. Non è stata la serata afosa. Non sono state le zanzare. Non è stato il rumore del traffico di Corso Belgio. Niente è riuscito a rovinare la tanto attesa serata in cui si sarebbe celebrato il matrimonio fra l’arte culinaria, magicamente declamata dal talento di Eleonora, e il prodotto delle fatiche dei viticoltori siciliani.
Pochi mesi fa, pensare che la Compagnia del Calice sarebbe stata in grado di far sedere al desco 50 persone, cariche di aspettative, e portare a termine la serata con un bel bagaglio di complimenti, sarebbe stata una scommessa da far accapponare la pelle. Ed invece, i nostri hanno dimostrato, se non di essere capaci di fare il miracolo (questa incombenza la lasciamo ad altri più meritevoli di noi), quanto meno di essere all’altezza della sfida che la Compagnia si era data.
La “location” di Corso Belgio 91, per quanto conosciuto, non era forse all’altezza dell’eleganza dei tavoli, preparati con cura da Claudio. Ma gli astanti hanno apprezzato il tentativo di evocare la corte di una masseria delle campagne agrigentine. Ci hanno poi pensato i piatti e i vini scelti a far evolvere le sensazioni da fantasia a realtà.
Eleonora e Claudio (dell’Associazione Gusti Tuscia) compagni di viaggio di questa esperienza, hanno esordito con dei crostini di pane di grano Timilia (fatti rigorosamente in casa dalle mani di Eleonora), un’autentica rarità siciliana che produce un pane scuro e sostanzioso, accompagnati da un pesto di capperi e olive e tranci compatti di tonno provenienti dalle tonnare dell’Isola. La prima etichetta in abbinamento è stata una singolare Malvasia Secca del Capo delle Cantine Colosi proveniente dalla splendida Salina, che ha stupito tutti per i profumi aromatici e per la corposità e complessità gusto-olfattiva.
Il secondo piatto prevedeva una pasta fredda dalla caratteristica forma ad anelletto condita con pomodorini secchi, “cucunci” (i frutti del cappero), formaggio ragusano ed erbe aromatiche locali. Ha accompagnato il sontuoso Pietramarina – Etna Bianco di Benanti, un vino fatto con uve Carricante in purezza, coltivate a 1000 metri di altitudine sulle pendici orientali dell’Etna. I profumi salmastri e i sapori carichi fanno di questo vino uno dei più pregiati della gamma dell’azienda Benanti.
La sorpresa arriva con il terzo piatto: un guazzetto di pesce tiepido accompagnato da un cous-cous al profumo di limone. Se è vero che è il contenuto che rende prezioso un contenitore, è anche vero che, almeno in questo caso, il contenitore (un barattolo da conserva) è stato l’elemento caratterizzante e curioso di questa portata. Anche l’accompagnamento non è stato meno curioso (e coraggioso). Il pesce privilegia il vino bianco, ma con questo guazzetto, carico del sapore del pomodoro e delle spezie, la Compagnia ha voluto abbinare ancora un vino dell’Etna smpre di Benanti, un Etna rosso – Rosso di Verzella frutto del matrimonio fra Nerello Mascalese e Nerello Cappuccio. I commensali, seppur confusi dalla scelta, sembrano aver apprezzato l’audace abbinamento.
Il quarto piatto servito è stata la classica Caponata, arricchita di mandorle e di fave di cacao. I bicchieri si sono riempiti dell’altrettanto classico Nero d’Avola in uvaggio con il Frappato, Incontro, della cantina Colosi. Forse in questo caso, l’acidità dell’aceto ovviamente presente nella ricetta della Caponata, non ha consentito di apprezzare al meglio i sapori fruttati di questo vino, ma vi invitiamo a provarlo “solo” per poterne godere le caratteristiche gusto olfattive.
Il dolce non poteva che essere un Cannolo siciliano, presentato però da Eleonora in versione “scomposta”. Ogni commensale ha potuto quindi ricrearsi il suo cannolo prendendo dal contenitore di servizio la dose desiderata di freschissima ricotta siciliana e unendola ai pistacchi ed gocce di cioccolat di Modica. La Compagnia ha optato per un Moscato Passito della cantina Alagna Baglio Baiata di Marsala, un profumato nettare rinforzato di alcol che ha accompagnato più che degnamente la grassa dolcezza del cannolo.
Sono stati poi serviti due versioni di Vino Marsala di Alagna Baglio Baiata: il Marsala Vergine, autentica sferzata grazie al sapore secco e mandorlato, e un Marsala Secco Superiore, meno aggressivo e più vicino al classico sapore conosciuto di questo vino. Anche in questo caso la Compagnia ha voluto dare il segnale che il vino è un mondo che non può essere ricondotto a schemi precostituiti. Il Marsala è conosciuto come un vino dal sapore morbido e dolce, ma questo può anche essere apprezzato anche in queste vesti più forti.
Continua il viaggio della Compagnia del Calice intorno al mondo del vino, un viaggio alla scoperta di nuove sensazioni e nuove esperienze. Un viaggio che potrebbe essere infinito, come Ulisse che, lasciate alle spalle Scilla e Cariddi, si trova nel mare aperto della conoscenza, verso una metà che sembra non arrivare mai.