I vini possono essere espressione di un territorio, di un’idea, di una dedizione o anche di un atto di eroismo.
Ed è proprio questo aspetto che La Compagnia del Calice ha voluto portare all’attenzione dei suoi ospiti nell’ultima degustazione: i vini eroici. Il prodotto di una terra e di un contesto non convenzionale, che costringe chi lo produce ad andare oltre il concetto di lavoro della terra e lambire, o in tal caso superare, i concetti di eroismo.
E’ il caso di due produttori, Hibiscus e Casa Ronsil, che poco hanno da spartire tra loro forse, sia per distanza geografica che per caratteristiche enologiche, ma che sono accumunati dalla passione per il territorio e per il rispetto delle tradizioni. Oltre al fatto di essere i protagonisti della nostra serata.
Hibiscus, è un produttore di Ustica, nord ovest di Palermo, dove fare il vino è sì un privilegio ma anche un sacrificio. Casa Ronsil, invece, è un produttore molto più vicino a noi, Chiomonte, in Val di Susa, dove la terra per le sue pendenze mette alla dura prova chi la vuole lavorare.
La serata, in realtà, inizia con un vino di un terzo produttore: dalla Cave du Blanc de Morgex et La Salle, infatti, ad inauguare la degustazione è l’Extreme, un metodo classico molto fresco e fruttato che accompagnato ai crostini con lardo inizia a deliziare il palato degli ospiti.
E l’ottimo bollicine di Morgex è solo l’inizio di quella che promette essere una serata da ricordare.
L’Isola Bianco di Hibiscus, con la sua freschezza e i suoi sentori minerali, in bocca regala note sapide molto apprezzate dagli ospiti in sala; blend di Catarratto, Inzolia e Grillo è la prima delle sorprese. E mentre il fresco vino siciliano viene accompagnato da un filetto di tonno sott’olio, mostrando un abbinamento di tutto rispetto, Stefano Longo, nipote di quel Nicola che ha rinvigorito l’azienda siciliana poi sapientemente condotta da Margherita Longo, cugina di Stefano, e suo marito Vito Barbera, racconta agli attenti ascoltatori le bellezze di un territorio così lontano.
E l’amore per Ustica trasuda dalle parole di Stefano, che con fare quasi risentito ricorda a tutti che purtroppo la sua terra è conosciuta più per uno dei più grandi misteri Italiani, quello dell’aereo caduto in mare nel 1980, che per le bellezze di un’isola tra le più belle del Mediterraneo.
Dopo l’intervento di Stefano arriva il momento del primo rosso, l’Enfant Terrible: il prodotto di Casa Ronsil è un Avanà in purezza che dimostra come sia possibile produrre ottimi vini da vitigni autoctoni anche in una zona non famosa per le doti enoologiche.
A raccontarci il loro vino, accompagnato dalla Carne Salata di Bardonecchia, altro notevole prodotto dell’Alta Val di Susa, Franck e Nadine, rispettivamente genero e figlia di Pierino Ronsil, colui il quale ha scelto di mettersi in gioco creando dalle vigne di famiglia un’azienda che è ora la massima espressione enologica del proprio territorio.
E la prima storia è quella che più ipnotizza gli ospiti. Rispetto all’etichetta iniziale, infatti, rappresentata da una foto di famiglia di molti anni fa, l’etichetta è stata modificata per togliere il bambino raffigurato sugli scalini, accontentando la richiesta del mercato USA e di quello francese che non permettono di abbinare ad un prodotto alcolico l’immagini di minori. Peccato che il bambino nello scatto in questione fosse proprio Pierino Ronsil e che si trattasse proprio di foto della famiglia che dà il nome all’azienda.
Il vino successivo, il Fortunato, sempre di Casa Ronsil, è invece un rosso più strutturato, dal tannino più marcato conferito dal Bequet in blend con l’Avanà. Fortunato è il nome del vino, ma anche, come il detto di Chiomonte spiega, di chi possiede le vigne nella zona delle “Rocce del Bau”, da dove nasce. La sua struttura viene apprezzata dal pubblico grazie anche alla Toma d’Alpeggio del produttore Corbusier, di Novalesa , in un abbinamento tra prodotti valsusini di altissimo livello.
Il vino successivo è lo Zhabib, il passito di Zibibbo di Hibiscus, le cui uve vengono appassite sui graticci generando così quella che è la passola, che a contatto con le bucce dà il colore ambrato al vino. La sua dolcezza e il suo sentore di fichi secchi, albicocca e frutta secca rapiscono il naso e il palato di tutti e il racconto di Stefano di come per proteggerlo dal vento che arriva dal mare siano stati piantati dei fichi d’india come barriera, viene ancor più apprezzato dall’ottimo abbinamento che il vino dimostra, sia con il Bleu di Moncensio (sempre del produttore Corbusier), sia con le tegole della Val d’Aosta.
A chiudere la serata l’Ice One, il famoso Ice Wine di Chiomonte di Casa Ronsil. Gustato insieme al fondant au chocolat, preparato dalle sapienti mani di Nadine, il vino viene raccontato da Franck, che spiega come la vendemmia debba necessariamente esser fatta in condizioni proibitive: su vigneti dalla pendenza media del 70%, infatti, Franck, Nadine e Pierino si inerpicano con sci e motoslitte alle 5 del mattino di un giorno di metà gennaio, quando il termometro segna una temperatura di -16°. Il tutto per poi vedere stillare da ogni acino quel poco nettare che il ghiaccio ha lasciato dopo il suo lavoro di appassimento e riduzione dell’acqua. Il vino è ottimo, ma ancora più apprezzato dopo la consapevolezza dell’eroismo che si cela dietro la sua produzione.
La serata finisce e la cosa più bella, per chi l’ha organizzata, è stata vedere come due realtà distanti tra loro migliaia di chilometri siano così accumunate dall’amore per la loro terra e per il rispetto per il loro lavoro. E a simboleggiarlo uno scambio di loro vini come simbolici maglie calcistiche scambiate a fine gara tra chi ha tanto lottato e sudato per regalare al pubblico uno spettacolo apprezzato da tutti.
Un particolare ringraziamento a Franck, Nadine e Stefano per l’ ottima riuscita della serata.