Persone molto più quotate di me hanno scritto di Flavio Roddolo, facendone un ritratto di altri tempi. Lungi da qualsiasi pretesa letteraria, noi della Compagnia del Calice vogliamo soltanto raccontarvi di una domenica pomeriggio un po’ atipica e sopra le righe. Alle spalle di Monfor
te, sul crinale di una collina che scopre la vista all’arco alpino del Monviso a ovest e verso Serralunga a nord, c’è’ l’azienda agricola Flavio Roddololo. Una casa, una cantina storica di più’ di 50 anni con bottiglie messe in piedi perché “così erano, perché spostarle”, una cantina più “moderna” con pompe per travasare il vino pure quelle decennali, barrique usate ben oltre la moda corrente, botti grandi dei tempi dei Savoia e silos di acciaio per i vini base: sempre che di vini base si possa parlare con Roddolo.
“Salve, abbiamo telefonato questa mattina per fare una visita da lei”.
…”Si? Non ricordo…”
Di primo acchito diffidente, piemontese e sospettoso, dopo un paio di ore in sua compagnia abbiamo scoperto che e’ un pozzo di aneddoti, tradizione e voglia di fare vini con tutti i crismi: “se il vino non mi piace non lo imbottiglio, aspetto. Non capisco tutti questi termini, minerale, tannico, rotondo: li lascio a voi. A me il vino piace o non piace. Questo e’ il mio termine di paragone.”
Ed allora in sequenza, senza quasi proferire parola ci fa assaggiare nella sua tavernetta con la volta di mattoni, il suo telefono grigio a disco e neppure l’ombra di un computer, una batteria di tre dolcetti: 2012, 2014, 2013 (questo l’ordine scelto da Flavio), Barbera 2009, nebbiolo 2010, Barolo 2009, Cabernet 2008: “Io i vini li faccio uscire quando per me sono pronti…”. Per questo il suo Barbera riposa almeno 3/4 anni in botti grandi ed altrettanti in bottiglia prima di vedere la luce: vino completo, giovane al colore, acido con una punta tannica mai invasiva.
Per questo il suo Barolo (solo 3000 bottiglie all’anno) riposa a lungo in barrique di non si sa di quale passaggio “perché dovrei buttarle, finché son buone le uso, basta lasciarle sempre piene, e pulirle con l’idropulitrice con acqua calda tra un riempimento e l’altro”…
Il Barolo 2009 e’ un vino giovane, con appena una punta di granato, acido, tannico, con un ventaglio di profumi variegati,dal sottobosco ai terziari più evoluti, con ancora una longevità infinita…
“Il vino a me piace o non piace, oltre non vado, non son capace…”.
“Scusi, perché non usa botti grandi per il suo Barolo?”…Semplicemente: ”uso le barrique, non posso usare botti grandi, non ho abbastanza vino per riempirle…”
Ad ogni risposta ci spiazza sempre più! E’ un modo di pensare il vino e la vigna a dir poco originali, che trasuda passione per la terra ed per fare “bene” le cose, poi il vino si vende da se’.
30.000 bottiglie all’ anno, e mai abbastanza per soddisfare tutti. Soprattutto compratori esteri, pochissimo in Italia.
Flavio Roddolo, si reputa più che altro un produttore di Dolcetto e Barbera. E il Dolcetto, nelle sue declinazioni 2012, 2013 e 2014, e’ diverso per carattere e sentori di fiori e frutta, ma con un trait d’union di tannicita’ e rotondità che lo rendono davvero interessante.
Dopo un paio d’ore a parlare di società, di come il mondo del vino e’ cambiato, di come e’ difficile ormai “imparare” a fare il vino, Il lato burbero del suo carattere si arrotonda. Allora lo sfidiamo e lo facciamo arrabbiare, dicendogli che il Barbera e’ un vino che non ha potenziale di invecchiamento… ”ho qui una bottiglia che da un po’ di tempo voglio assaggiare…” e noi di certo non ci tiriamo indietro…
Un Barbera del 1994, di una limpidezza e di un rosso rubino, appena appena aranciato che sembra un bambino, con sentori di sottobosco e affumicato e frutta matura e acidità’ che fanno presagire che potrebbe riposare ancora anni ed anni, e con solo 12,5 gradi: “negli anni 90 il Barbera lo facevo poco alcolico” ci confessa… come il Pinot Noir in Borgogna, aggiungeremmo noi. Ci congediamo da lui, non prima di essere riusciti ad estorcergli un assaggio del sul Cabernet 2004, “il 2008 l’ho appena messo in bottiglia, non e’ ancora pronto, il 2004 si”, come dargli torto…tutti e due vini veramente interessanti, comunque. Fare buon vino, non si insegna, si impara, ed oggi ne abbiamo avuto la prova.
E chi lo ha detto che il Barbera non può invecchiare anche 25 anni?
Carlo Vigliani