Tra le serate più appassionanti della scorsa primavera non possiamo non ricordare le due serate del 24 e 30 Aprile con Sergio Germano, dell’azienda Ettore Germano di Serralunga d’Alba. Sergio è indubbiamente tra i personaggi più carismatici e innovatori in Langa ed era già stato nostro ospite nel giugno 2014 per la serata dedicata all’Alta Langa.
La sua famiglia, possiede dal 1856 vigneti sulla collina della Cerretta, a Serralunga d’Alba, nel cuore della zona del Barolo. Oggi gli ettari sono circa 18, 10 a Serralunga dedicati alle uve rosse, il resto a Cigliè dedicati alle uve bianche. Il padre di Sergio, Ettore, abile innestatore oltre che viticultore, dagli anni ’50 cominciò a ristrutturare i vigneti, con attente selezioni massali di dolcetto, barbera e nebbiolo, e proprio il nebbiolo acquistò una maggiore importanza rimpiazzando progressivamente il dolcetto – dominante allora nella Langa del Barolo – nelle posizioni migliori. Poi nel 1985 Sergio, finita la scuola di enologia ad Alba, entrò in azienda e cominciò a vinificare in proprio le uve (dal 1993 tutta l’uva prodotta viene vinificata) e a piantare nuovi vigneti anche per sperimentare e soddisfare la propria passione per le uve bianche.
L’azienda, celebre per i preziosi cru di Barolo (Prapò, Cerretta, Lazzarito e… in futuro Vigna Rionda… attendiamo impazienti!) a Serralunga d’Alba, è ormai altrettanto nota per alcuni dei migliori bianchi di Langa, da vigne piantate con lungimiranza a Cigliè, a quasi 600 m s.l.m., sulle estreme colline del dolcetto al confine con l’Alta Langa.
In entrambe le serate siamo partiti da un metodo classico, servito da prestigiosi Magnum: nella prima l’Alta Langa DOCG 2011 (pinot nero 80%, chardonnay 20%; 20 mesi sui lieviti), un metodo classico raffinatissimo, tra i migliori della categoria… ma siamo a Reims o a Cigliè?; nella seconda abbiamo scoperto il Rosanna Brut Rosé, un interessante metodo classico di nebbiolo in purezza prodotto con le uve dell’ultimo diradamento nelle vigne da Barolo a Serralunga, al naso ricco di fragranti note di fragoline di bosco e lampone e in bocca sorretto da acidità tesa e buone effervescenza e sapidità. Entrambi di grande versatilità, capaci di accompagnare ogni cibo.
Dopo le bollicine introduttive, siamo partiti da una sintesi dei bianchi di Sergio (il famoso Herzu – il Riesling in purezza – lo avevamo già degustato nella serata dedicata dell’Alta Langa): le ripide vigne che a Cigliè sovrastano i calanchi a picco sul Tanaro (“herzu” significa appunto precipizio nel dialetto di Cigliè)
hanno uno scheletro di dura e calcarea pietra di Langa ma anche un po’ di sabbia, che insieme al clima più fresco dell’alta collina, alla vicinanza delle montagne e del Tanaro, contribuiscono alla maturazione “tardiva” delle uve bianche, conferendo al vino freschezza, complessità e sapidità. Sergio viaggiando per il centro-nord Europa si innamorò dello chardonnay e ancora di più del riesling, così quando un amico svizzero gli offrì una vecchia vigna di dolcetto a Cigliè Sergio non si lasciò sfuggire l’occasione di realizzare quell’idea meditata così a lungo: ripiantò la vigna con Chardonnay e Riesling (insieme al Pinot Nero, usato in piccola percentuale con lo Chardonnay nell’Alta Langa) e poi estese l’esperimento acquistando e vitando altri terreni. Infine nel 2004 il recupero della nascetta, uva autoctona antica forse originata dall’incrocio tra nebbiolo e arneis. Il Langhe Nascetta DOC 2013, secondo vino della nostra serata (servito in abbinamento con filetti di sgombro), mostra un colore giallo intenso, quasi dorato, che lascia intuire la tecnica di vinificazione in acciaio con macerazione di 4-5 giorni con le bucce. Il naso è intenso di macchia mediterranea, salvia, timo e fiori di limone, mentre in bocca è estremamente fresco, non troppo alcolico (12%), di discreta persistenza. Colpisce una caratteristica dovuta allo stile di vinificazione: assaggiandolo ad occhi chiusi si percepisce un leggero carattere tannico, quasi da vino rosso… provare per credere! Un vino sicuramente longevo, da riprovare dopo qualche ulteriore anno in bottiglia.
Segue il Binel – Langhe Bianco DOC 2011 (chardonnay 70-75%, riesling renano 30-25%, da impianti del 1995-1998): il colore è giallo paglierino, e la platea sorride appena avvicinato il calice al naso… intensissimo ed elegante, mix di note fruttate, vanigliate e di crosta di pane dello chardonnay vinificato in barrique e di quelle erbacee e minerali del riesling vinificato in acciaio. In bocca la struttura e la persistenza non sono da meno, con le note calde e morbide dello chardonnay equilibrate magistralmente dalla tagliente freschezza del riesling… un uvaggio perfettamente riuscito tra due nobili vitigni del nord (nota: “binel” in dialetto sta per gemello/i…in questo caso eterozigoti!), per un vino ancora giovane ma già piacevolissimo, che avrà ancora una lunga evoluzione in bottiglia. L’abbinamento è stato con carpaccio di pesce spada affumicato.
Lasciamo Cigliè e scendiamo a Serralunga, dove i suoli più prevalentemente calcarei e il clima più caldo donano ai vini rossi grande struttura e tannini intensi. In questo continuo rimbalzo tra tradizione e innovazione, passiamo ai rossi ritornando ad un vitigno tradizionale: la Barbera d’Alba DOC Superiore 2011 Vigna della Madre viene da 1 ettaro di vigna impiantata nel 1978 (in nome del vigneto è però molto più antico), ora circondata dai nebbioli. Dopo 7-8 giorni di macerazione in acciaio, completa la fermentazione in piccole botti di rovere francese, dove si affina poi per 12 mesi. Al naso una spremuta di amarene e ciliegie mature, un filo di vaniglia, poi in bocca piena e persistente, calda (14,5% di alcool), con tannini leggeri e piacevolissimi, e… l’inesauribile freschezza della barbera. Un altro esempio di come Sergio usi il legno con discrezione, perché il legno non deve essere il carattere predominante di un vino, non deve sovrastare l’aromaticità specifica di un vitigno, ma solo limarne il carattere e aiutare il vino in una lenta evoluzione. Di qui la scelta di legni dalla tostatura sempre molto limitata, non invadenti.
Torniamo all’esotico con il Balau – Langhe Rosso DOC 2011 (merlot 100%, impianto del 1978). Sergio ci racconta come fosse quasi di moda in quegli anni piantare qualche filare di Merlot per tentare divagazioni e uvaggi originali coi vitigni tradizionali langhetti, ed oggi sopravvivano poche vigne di quel tipo. Ma qui ci troviamo di fronte ad un gran merlot in purezza…siamo a Serralunga o a Pomerol? Vinificato in acciaio e affinato per 12 mesi in barrique, al naso spicca intensissima la confettura di mirtilli ma anche la dolcezza della prugna matura, poi ancora spezie e vaniglia. In bocca ancora più corposo, caldo (15%) e avvolgente della Barbera, lunghissimo. Un vino che non ci aspettavamo, che non sfigura per nulla tra i pesi massimi che lo seguono nella nostra degustazione. Hanno accompagnato i primi due rossi due formaggi d’alpeggio delle Alpi Marittime, stagionati circa 9 mesi, un Bra Duro e un Raschera.
Eccoci al gran finale, i grandi cru di Barolo di Serralunga. Partiamo dal Bricco Cerretta, una collina i cui vini non smettono di incantarci indipendentemente dalle etichette e dalle annate: qui le Marne di Sant’Agata Fossili, ben bilanciate tra calcare ed argilla, danno vini di struttura austera, di longevità e mineralità eccezionali. Il Barolo Cerretta DOCG 2008, da un vigneto con esposizione Sud-Est impiantato nel 1978, viene vinificato con una tecnica più moderna che tradizionale: 25-30 giorni di macerazione e rimontaggi giornalieri, poi completa la fermentazione in piccole botti di rovere francese (20% nuove ed il resto di 2-4 anni) da 225, 500 e 700 litri, poi si affina per almeno 24 mesi in legno ed ulteriori 15-18 mesi in bottiglia. Figlio di un’annata piuttosto fredda ma “raddrizzata” da un settembre/ottobre molto mite, è un giovane grandissimo Barolo: granato intenso; al naso intensi frutti di bosco maturi, leggera vaniglia ed un inizio di evoluzione verso il cuoio e il tabacco; poi in bocca è pieno e avvolgente, intenso e persistente, caldo (15%) e fresco allo stesso tempo, di intensa ed elegante tannicità e ricco della sapidità tipica del Bricco Cerretta. Da dimenticare in cantina per numerosi anni, prima di riscoprirlo per le grandi occasioni.
Infine il Barolo Lazzarito Riserva DOCG 2007. Il Lazzarito è un cru se possibile ancora più celebrato del Bricco Cerretta, con una perfetta esposizione a Sud-Ovest nella caldissima valle tra Serralunga e Castiglione Falletto, riparata dai venti. Le Arenarie di Diano alternano alla marna sottili strati di arenaria sabbiosa ricca in ferro, dal colore rosso-brunastro, che donano ulteriore eleganza al vino. Complice anche un’annata complessivamente più calda, si presenta più maturo del Cerretta 2008. La tecnica di produzione è più tradizionale: fermentazione in acciaio con 35-40 giorni di macerazione sulle bucce, poi 30 mesi di affinamento in botti di rovere da 2000 litri e 2 anni in bottiglia. Il granato si fa più aranciato, il naso è ampio con una maggiore presenza di spezie dolci e liquirizia, infine in bocca i tannini da annata calda sono ancora intensi e persistenti ma più dolci e morbidi che nel Cerretta 2008. Un vino potente e molto fine allo stesso tempo.
Due veri gran cru dai caratteri diversi e complementari, da avere entrambi in cantina!
Un grazie speciale a Sergio, che è sceso a Torino per ben due volte per soddisfare il desiderio di conoscerlo dei nostri soci! Con semplicità, schiettezza e simpatia ci ha comunicato l’importanza di alcuni fattori che determinano il crescente successo della sua cantina: due terroir eccezionali; la lunghissima e rigorosa esperienza in vigna e in cantina, un patrimonio tramandato da una generazione all’altra; il “non stare mai fermi”, continuando a sperimentare per migliorarsi.
Per saperne di più vi invitiamo ad andare a visitare Sergio e la sua bella famiglia in quell’angolo di paradiso che è Serralunga d’Alba.
Giorgio