Stupire in Piemonte e a Torino portano vini dal Sud di Italia non era compito facile. I nostri soci sono dei palati molto esigenti, presso La Compagnia del Calice abbiamo fatto moltissime degustazioni nel 2014 spaziando grande parte dello stivale. Inoltre il Salento è ormai una realtà e le aspettative sono alte.
Ho conosciuto Paolo Cantele quest’estate (i suoi vini già da un po’) e non ho mai avuto dubbi sullo scalpore che avrebbe fatto lui come persona e i suoi vini. Tra l’altro la Compagnia del Calice aveva già scritto dei suoi vini con Davide che nel 2012 visitò a settembre il Salento.
A noi de La Compagnia del Calice piace portare dei produttori che hanno una ottima gamma di vini ma che possano raccontare delle storie. Storie di sacrifici, storie di vendemmie andate male, di scelte controcorrente e di immigrazioni. Sì di immigrazioni, ma stavolta non dal Sud verso il Nord, ma di una famiglia che sceglie di venire a vivere in Salento da Imola, perché si innamora del posto. Questa bella storia da poco è diventata un libro di successo scritto da Luisa Ruggio
Paolo ci mette un attimo a catalizzare l’attenzione dei 50 presenti in sala con la storia della nonna Teresa. Ma non basta essere un ottimo comunicatore per convincere la nostra platea, occorre che i vini siano all’altezza. E come se lo sono!
Cominciamo con un bianco, lo Chardonnay Teresa Manara millesimo 2013. La sala comincia a rumoreggiare, cerchiamo di capire se le aspettative sono state corrisposte. Il vino nel bicchiere è di un bel giallo paglierino carico, al naso intenso ma mai invadente. Frutti esotici e fiori bianchi. In bocca è setoso quasi vellutato, ma con una carica acida imperiosa. Ma siamo sicuri che sia un vino del Sud? Magnifico
Arriva poi il momento del rosato. Nel salento questo tipo di vinificazione è importante. Si può tranquillamente dire che la migliore tradizione dei rosati è nel salento. Da un po’ di anni alcuni produttori stanno provando a fare dei vini più importanti. Non solo nella linea “base”. Nel Rohesia le uve vengono pigiate delicatamente e raffreddate a 10/12 °C. Questo consente di portare i tempi di macerazione fino a oltre 24 ore, limitando l’estrazione di tannini. Si presenta con un rosato brillante (l’AIS non me ne voglia per la terminologia!), con dei profumi fruttati e speziati. In bocca molto morbido e con grande spalla acida (è un po’ il fil rouge della casa la ricercatezza nella freschezza).
Si passa quindi ai rossi con un crescendo inarrestabile, partiamo con il Salice Salentino Riserva 2010, il vino più prodotto e venduto dell’azienda, che stupisce per il suo profumo intenso e imponente di frutti rossi, in bocca bel bilanciamento tra l’alcolicità mai irruenta e il tannino ben levigato.
Segue il Teresa Manara Negroamaro 2012, vino più imponente. Frutto della selezione delle migliori vigne di negroamaro, è un vino di classe di grande corpo. Un negroamaro di razza che fa emergere le sue note speziate e di macchia mediterranea.
Arriva il turno del prodotto di punta, un blend di negroamaro e primitivo selezionato sapientemente dall’enologo Gianni Cantele: Amativo 2012. E un vino completo, ben studiato il bilanciamento delle caratteristiche del negroamaro e primitivo che non si sovrappongono ma si completano. Un vino che piace alla nostra platea e anche a noi! Grande successo.
Infine Paolo ci ha portato una chicca. L’interpretazione dell’azienda dei Super Primitivi. Il Fanòi è una selezione di primitivo nell’area di Sava la zona più vocata per questo vitigno, in provincia di Taranto. Allevamento ad alberello, rese inferiori ai 50 qli/ettaro, 14 barrique di primo e secondo passaggio. Un vino strepitoso, con una bella acidità (pecca di alcuni primitivi di questa gamma). Un prodotto che si collocherà sicuramente nell’alta gamma dei prodotti salentini in Italia e nel Mondo.
La serata è stata molto piacevole, i vini hanno fatto scalpore e hanno soddisfatto l’olfatto e il palato dei nostri soci. E Paolo è stato un grande conduttore di una serata che non dimenticheremo in fretta.