“L’importante è essere giovani dentro” ci si dice per esorcizzare la paura di invecchiare. Giustissimo per gli umani ma … vale anche per i Baroli?!?!

La serata è cominciata con la delicata operazione di stappare alcune bottiglie recuperate nelle cantine di famiglia, alcune letteralmente coperte di polvere per esservi state “dimenticate” per decenni! Quelle senza polvere: Barolo Sorì Ginestra 2009 di Conterno Fantino (dalle vigne in regione Ginestra di Monforte d’Alba) e Barolo Vigna d’Vai Riserva 2003 di Ca’ Brusà (vigne a Monforte d’Alba). Poi ecco le bottiglie “antiche”: Barolo 1989 di Bussolino (dalle vigne in regione Manzoni di Monforte d’Alba), Barolo 1974 di Schiavenza (vigne tra i più prestigiosi cru di Serralunga d’Alba), Barolo 1961 di Giacomo Conterno (di Monforte d’Alba, dalle vigne in regione Francia di Serralunga d’Alba).

Antonio, con il sangue freddo di un cardiochirurgo, estraeva gli ultimi 3 tappi circondato da apprensione e occhi ben aperti, per cogliere indizi sullo stato di conservazione sin dai riflessi con cui i vini scivolavano nei decanter: Bussolino 1989 tonalità tra il mattonato e l’ambra, avrà tenuto? Schiavenza 1974 tra l’aranciato e il granata. Giacomo Conterno 1961 granato ben vivo con una lucentezza letteralmente brillante… ma non avrebbe dovuto essere il contrario?!?

Ma torniamo ai nostri “ragazzi”

ConternoFantinoBarolo Sorì Ginestra 2009 di Conterno Fantino: dalle più preziose e scenografiche vigne di Monforte, un fuoriclasse della tipologia moderna: granato compatto vivissimo, quasi rubino, poi al naso comincia con una vaniglia elegante (figlia dei 2 anni in barrique), poi escono fiori (la rosa) e soprattutto frutti di bosco (lampone, mirtillo) e un inizio di caffè e cioccolato. In bocca concentratissimo, con tannini già ben equilibrati con freschezza, morbidezza e alcolicità. Un Barolo prettamente moderno e già piacevolissimo, ma ancora giovane e sicuramente in grado di evolvere sui profumi terziari.

 

 

Cà BrusàBarolo Vigna d’Vai Riserva 2003 di Ca’ Brusà: un Barolo intermedio tra il moderno e il classico, affinato in barrique per 24 mesi ed altri 10 in botti da 25 hl per poi finire l’affinamento in bottiglia per ulteriori 7 anni! Un vino caratterizzato dall’annata caldissima: tra il granato e l’aranciato, denso e consistente, al naso è complesso per il continuo alternarsi di fiori appassiti (viola, rosa), erbe aromatiche (tra cui il timo), confettura di prugne, frutta secca (albicocca), affumicatura. In bocca è leggermente sbilanciato sulle morbidezze, decisamente caldo e morbido, pur con tannini vigorosi evidenziati dalla bassa acidità. Vino mediterraneo, piacevolissimo e a maggior ragione da riprovare in annate più equilibrate.

BussolinoBarolo 1989 di Bussolino: le vigne non sono lontane dalle precedenti, in regione Manzoni di Monforte d’Alba, agli estremi confini meridionali della zona del Barolo. Come abbiamo intuito dal colore, il tappo deve aver ceduto e il vino si è ossidato. Non è più un Barolo, ma un vino da meditazione, eccellente con la torta di cioccolato con cui chiudiamo la serata: fiori (ancora la rosa) e frutta passita, caffè e ciliegia sotto spirito nettissimi, note eteree, poi in chiusura un’affascinante e lunghissima nota speziata (incredibilmente profumata di curry). Non riusciamo a staccare il naso, se non conoscessimo questo vino potremmo crederlo un Porto vintage. In bocca ha perso freschezza, ma ha ancora tannini vellutati e calore e morbidezza da vendere. Probabilmente concepito come un Barolo classico 25 anni fa, da un’azienda che non esiste più ma da vigne che per fortuna quasi sicuramente esistono ancora, è un vino che è diventato qualcos’altro e ci disorienta e per questo ci affascina.

SchiavenzaBarolo 1974 di Schiavenza: Barolo classico, ottenuto da vigne tra le migliori di Serralunga (conosciamo le versioni recenti dal Bricco Cerretta al Prapò, di cui questa bottiglia è probabilmente un mix)… ecco la firma dei vini di Serralunga! Il colore è ancora tra il granato e l’aranciato, non luminosissimo ma ancora vivo, poi il naso, inizialmente chiuso e austero si apre… in un ventaglio di emozioni: erbe aromatiche, confettura di more, spezie, mineralità, quasi un accenno di salmastro, da non staccare più in naso dal calice, ma mette anche una gran voglia di berlo. Sapido, caldo, eppure ancora fresco, equilibratissimo, tannini ancora croccanti. Fantastico.

 

Conterno_2Barolo 1961 di Giacomo Conterno: il colore ha creato grosse aspettative. Queste non sono forse le più belle vigne di Serralunga, e sono tra quelle a quota più alta, quasi al confine col comune di Roddino… eppure, eppure, sarà la cura in vigna e in cantina (un Barolo rigorosamente classico, anzi IL Barolo classico), qualunque sia la formula magica abbiamo davanti a noi la materializzazione dell’eccellenza. Questa bottiglia probabilmente l’aveva messa da parte mio nonno Bartolomeo (mi piace pensare che si sia goduto le altre prima della sua morte prematura), e per quanto ripida la vigna sicuramente – come racconta Elio Altare nel film – fu arata ancora coi buoi bianchi. Ecco il risultato a ben 53 anni di distanza: infinita persistenza di fiori (a volte sembrano freschi, a volte appassiti, la rosa in testa ma anche gerani e altri), di frutta più fresca (ramassin, lamponi) che non in confettura, poi un intrico elegantissimo degno della migliore drogheria, tra caffè, chiodi di garofano, tabacco, ancora ciliegie sotto spirito. In bocca equilibrio perfetto con tutte le componenti ancora al massimo: caldo e morbido, incredibilmente ancora molto fresco e con tannini calibrati e avvolgenti, piacevolmente sapido. Un signore di altri tempi, figlio di buoi e fatiche manuali, di un mondo che è tramontato ma ci ha lanciato dal passato una emozione difficile da scordare

Grandissima esperienza. Grandissime emozioni

Giorgio