L’equazione Valle del Douro = Porto rende omaggio al più noto e consumato vino liquoroso del mondo, il Porto. Sin dalla metà del XVIII secolo, quando il Marchese di Pombal fondò la Compagnia Generale delle Vigne dell’Alto Douro e introdusse il concetto moderno della Denominazione di Origine Controllata nella storia mondiale del vino, il Porto delizia i sensi degli enofili di ogni continente.
La sera di venerdi 6 marzo anche noi gli abbiamo reso omaggio a fine serata con un Tawny e un Vintage di qualità. Ma, con tutto il rispetto per “il primo della classe”, abbiamo scoperto come la Valle del Douro mantenga una forte tradizione legata anche a vini bianchi e rossi secchi e non fortificati, prodotti da vitigni rigorosamente autoctoni dai nomi musicali: tra i bianchi Malvasia Fina, Gouveio, Viosinho, Codega, talvolta con un leggero tocco aromatico dato dal Moscatel Galego Branco (nella foto a destra); tra i rossi i coloratissimi Touriga Franca (il vitigno rosso più diffuso; azzardando un paragone con gli uvaggi di Bordeaux, lo potremmo accostare al Merlot, per le delicate note fruttate e la morbidezza che dona al vino), Tinta Barroca e Tinta Roriz (quest’ultimo è il Tempranillo, che in Spagna è alla base dei migliori vini della Rioja), che non mancano mai anche nell’uvaggio dei Porto rossi. Solo nel Vintage finale incontriamo – completando il paragone bordolese – il “Cabernet Sauvignon del Douro”, la Touriga Nacional (nella foto a sinistra), che è il vitigno più pregiato e dona ai vini corpo e carattere di rango superiore. Last but not least il Douro, in particolare la zona di Favaios, custodisce un’altra dolce chicca poco conosciuta al di fuori del Portogallo, che per l’Adega de Favaios è il prodotto più importante in termini di volumi prodotti: il Moscatel Branco do Douro liquoroso, ottenuto dal vitigno aromatico Moscatel Galego Branco con tecniche di fortificazione ed affinamento simili a quelle dei migliori Porto.
Claudio Agostinetto, canavesano di nascita ma portoghese d’adozione – la famiglia della moglie Vania figura tra i conferitori dell’Adega de Favaios – si dedica con passione alla promozione dei vini portoghesi in Italia con la sua società Follie di Bacco. Claudio ci ha guidati alla scoperta di vini sorprendenti, dal carattere raffinato e allo stesso tempo nitido e deciso, come quello di questo paese aspro e dai grandi contrasti. La serata è stato un vero tuffo nell’anima del Portogallo, un paese che anche recentemente ha vissuto momenti economici difficili, ma che da sempre forgia un popolo di caparbi innovatori ed esploratori, che allo stesso tempo non dimenticano le proprie antiche tradizioni. Basta guardare le foto dei vigneti del Douro, eroici e allo stesso tempo immensi, per capire che siamo in uno degli angoli del pianeta dove la civiltà della vite ha le radici più profonde.
L’Adega de Favaios (Cantina Cooperativa di Favaios) fu fondata nel 1952 e oggi rappresenta una delle principali realtà cooperative della media valle del Douro, con quasi 600 conferitori e volumi di oltre 6 milioni di bottiglie prodotte tra tutte le tipologie, di cui circa la metà di Moscatel do Douro. Una cantina dove accanto ai modernissimi e colossali impianti di vinificazione termo-controllati e a quelli per la produzione di acquavite (usata nei vini fortificati: acquavite di vino rosso per i Porto rossi, di vino bianco per il Porto bianco, di moscatel per il Moscatel liquoroso), convivono barricaie e botti tradizionali moderne e antiche, queste ultime per affinare le preziosissime riserve di Moscatel e Porto.
Ma cominciamo ad orientarci: il paese di Favaios si trova nella regione di Cima Corgo, quella mediana e più pregiata della Valle del Douro, da cui viene quasi la metà della produzione regionale e la gran parte dei più pregiati Porto Vintage. Colline ripidissime e per questo terrazzate, pietrose di scisti, granito e ardesia, salgono ai lati del fiume Douro, uno dei più importanti della penisola iberica, che scende dal cuore della Spagna a tuffarsi nell’Atlantico. Grandi escursioni termiche, un clima arido leggermente mitigato dall’umidità che si alza dal fiume, specie nei primi 100m di dislivello a partire dalle sue rive, la zona esclusiva in cui si producono le uve destinate al Vintage.
Il primo vino della serata coglie tutti piacevolmente di sorpresa: l’Encostas de Favaios Branco 2013 IGP (moscatel galego branco circa 50%, il resto malvasia fina e codega) debutta con un naso estroverso e quasi sauvignoneggiante, da cui emergono note floreali, citrine e di frutta tropicale, ma anche quelle più tipiche di salvia e pesca bianca del moscato. Secco e di medio corpo, decisamente teso in bocca tra freschezza e sapidità che spiccano anche per il moderato grado alcolico (12,3%): perfetto con piatti leggeri di pesce, molluschi. Lo accompagniamo con filetti di sgombro e olive taggiasche.
Proseguiamo con il Douro DOC Branco 2013 (viozinho 50%, gouveio 45%, arinto 5%): il naso è fruttato di mela e pera, ma meno intenso e complesso del precedente; in bocca invece la struttura e la persistenza sono superiori, ottime per pesce alla griglia e carni bianche…questi vini ci fanno pensare all’estate!!! Lo abbiniamo con una delle più sfiziose specialità portoghesi, i bolinhos de bacalhau (ricetta in italiano).
Eccoci all’unico rosso secco della serata, il Douro DOC Tinto 2011 (touriga franca 50%, tinta roriz 30%, tinta barroca 20%): un vino verace, denso e mediterraneo ma allo stesso tempo piacevolmente rustico e “di montagna”, come lo definisce Claudio. Il colore è quasi porpora, di un vino “che macchia”. Vinificato e affinato per 8 mesi interamente in acciaio, offre al naso intense note di piccoli frutti maturi (mirtillo, ribes rosso), con una elegante e leggera speziatura naturale di vaniglia; in bocca è pieno, fresco e dai tannini avvolgenti, già equilibrato. In assenza di succulente carni rosse e selvaggina… noi lo accompagniamo con una squisita e speziata coppa affumicata portoghese e con pancetta pepata nostrana.
Arriviamo al cuore della serata e di questo viaggetto virtuale nella Valle del Douro: il Moscatel do Douro DOC Classico (100% Moscatel Galego Branco), servito ben freddo tra 8-10 °C. La fermentazione delle uve moscato comincia in acciaio con macerazione pellicolare di 3-4 giorni per estrarre il massimo di aromaticità dalle bucce, poi la fermentazione si interrompe con l’aggiunta di acquavite di vino moscatel, portando il tenore alcolico a 17%. Infine si fanno sapienti blend di partite diverse, con affinamenti minimi di 3 anni in botte. Appena il vino rotea nel calice… il sorriso scatta sui volti dei presenti in sala!!! Il colore è oro brillante, il profumo è vivissimo di note aromatiche dell’uva, poi floreali, citrine (arancia, mandarino), miele e caramello, in bocca è fresco ma allo stesso tempo morbido, dolce, caldo e vellutato. Intensità amplificata in ogni dimensione. Ideale in ogni stagione come aperitivo con ghiaccio, si sposa altrettanto bene con dolci come le torte di frutta bianca: noi lo abbiniamo a una torta di mele e cannella (a grande richiesta, ecco la ricetta).
Si continua con il Moscatel do Douro DOC 10 anos (100% Moscatel Galego Branco): rispetto al Classico, la macerazione continua per altri 5-6 giorni dopo l’aggiunta di acquavite, poi comincia un lungo affinamento in legno a cui fa seguito la creazione di un blend di annate diverse, tutte con almeno 10 anni in botte. Il colore si fa più ambrato, il naso si arricchisce di fiori e scorza d’arancio, di uva passa, frutta secca, tostatura e miele. In bocca intenso, molto persistente e morbido, questo vino è ideale con i formaggi erborinati. Noi lo accompagniamo con l’altrettanto intenso Blu del Moncenisio dell’azienda Corbusier di Novalesa.
L’allegro brusio in sala conferma la positiva sorpresa dei Moscatel do Douro: il Classico è allegra spensieratezza estiva, il 10 anos un vino prezioso da bere anche in una fredda sera invernale. Ma… non è finita!, passiamo ai Porto. Il primo è il Porto Tawny (touriga franca, tinta roriz / barroca / amarela), uno dei cavalli di battaglia dell’Adega de Favaios. Dopo la consueta fortificazione, questo vino comincia un “affinamento ossidativo” con frequenti travasi, infine si fa il blend di annate con una media di 4 anni in botte. Il rubino delle uve d’origine si è tinto di caldi riflessi aranciati, e la rapida terziarizzazione è evidente al naso: prevalgono note di fichi, frutta secca (noce, mandorla), caramello e spezie. Poi tannini ben arrotondati, struttura e dolcezza in splendido equilibro. Questo è IL Porto di breve-media evoluzione, la tipologia più classica e (dopo il più “giovane” e meno ossidato Ruby) diffusa, ideale con frutta secca e dolci al cioccolato.
Poi… dulcis in fundo, è proprio il caso di dirlo… il Porto Vintage 2000 di Quinta das Aranhas. Vintage significa eccellenza sin dalla vigna, con viti vecchie (prevalenza di touriga nacional, varietà più pregiata, rispetto a touriga franca, tinta roriz / barroca / amarela) coltivate non lontane dal fiume, su ripide terrazze difficilmente meccanizzabili. Il Vintage è un millesimato che non si produce tutti gli anni: il consorzio dei produttori, con rigorosi e severi criteri, decide collegialmente quali annate possono fregiarsi del Vintage, per l’eccellenza delle condizioni climatiche e quindi del raccolto.
Quinta das Aranhas (in italiano sarebbe all’incirca Cascina dei Ragni), piccola azienda a conduzione familiare, ne produce poche migliaia di bottiglie. Le foto della pigiatura coi piedi nelle vasche di granito – i lagar – ci fanno intuire che festa sia la vendemmia lungo il Douro, e quanto forte sia l’attaccamento alle più antiche tradizioni. Il risultato: al naso sembrerebbe un grande vino rosso secco, integro sin dal colore scurissimo, impenetrabile, come nei profumi austeri e solo in parte terziarizzati, di more, mirtilli e spezie. Poi in bocca ritroviamo il Porto, ma con una marcia in più: ricchissimo, fresco per quanto caldo (20%) e morbido, dai tannini belli vivi ma velllutati, sapido e di lunga persistenza. Un vino da meditazione, o con erborinati molto stagionati o ancora cioccolato amaro di alta gamma.
Grazie Claudio e Vania per avere condiviso con noi vini dall’indiscutibile valore e tante sensazioni da questa bellissima terra, che ora abbiamo davvero voglia di visitare!
Alla prossima.
Giorgio