Non sempre i geni ci azzeccano! Shakespeare scrisse nel suo capolavoro “Giulietta e Romeo”: “”Non c’è mondo per me aldilà delle mura di Verona: c’è solo purgatorio, c’è tortura, lo stesso inferno;”. Se fosse stato veramente a Verona (eh sì, perché il bardo sembra che di questa città ne abbia sempre soltanto sentito parlare) avrebbe potuto avventurarsi sulle colline che coronano a Nord questa splendida città e avrebbe conosciuto un territorio ricco di preziosi tesori: la Valpolicella Il primo tesoro di cui si sarebbe innamorato è il paesaggio. I Monti Lessini a Nord e il Lago di Garda sono da soli due splendori che meritano il titolo di meraviglie. A queste si aggiungano la rigogliosa natura di boschi e campi coltivati che rasserenano l’animo.
Il secondo tesoro sono le persone. Gli abitanti della Valpolicella (come tutti i Veneti in generale) non si perdono certo d’animo se devono rimboccarsi le maniche e strappare con fatica il proprio sostentamento. Quindi non c’è da stupirsi se la Valpolicella è un continuo susseguirsi di campi coltivati, capannoni, industrie, caseifici, hotel, spa (con risultati urbanistici alcune volte per la verità discutibili). Il terzo tesoro, che è stato il protagonista della nostra serata, è il Vino. Con la sapienza tipica contadina, i cantinieri della Valpolicella hanno saputo miscelare sapientemente le doti delle uve che rigogliosamente vivono in questo territorio: Corvina, Corvinone, Rondinella, Oseleta, Molinara sono la base per tutti i vini di questa zona. La presentazione della serata agli amici della Compagnia del Calice è stata accompagnata da un calice di Chiaretto di Bardolino della Cantina Valpantena 2013. Questo è il classico vino da chiacchiera, da terrazza, da dehor. Un vino che deve lasciare sgombri i sensi per dedicarli ad attività più amene, come appunto la chiacchiera spensierata. Il Chiaretto di Bardolino fa il suo dovere: scalda l’animo senza ingombrare, aiuta il palato a prepararsi ai prossimi bicchieri senza pretendere quelle attenzioni che richiedono vini più impegnativi. La seconda proposta è stata il Valpolicella Classico DOC 2013 della Cantina Monte dell’Ora. Questa azienda ha assunto la filosofia biodinamica per presentare i propri prodotti: bassissimi livelli di zolfo o rame in vigna, zero prodotti chimici come parassitari e diserbanti, coltivazioni alternative nei filari (cerali, legumi, verdura varia), assenza di solfiti aggiunti. Il risultato è un Valpolicella molto sobrio nella carica alcolica (11,5°) dai profumi netti e vinosi, forse ancora condizionato nel gusto dall’imbottigliamento recente (il 2012 assaggiato durante la scelta dei vini era veramente inebriante).
Nei calici è stato poi servito il Ripasso della Valpolicella 2010 dell’azienda San Cassiano. Il Ripasso è un vino che si genera facendo “ripassare” sulle vinacce dell’Amarone o del Recioto il Valpolicella. In alcuni casi si ottiene una rifermentazione dovuta alla presenza di zuccheri non svolti nelle vinacce. Mirko Sella ha saputo trarre dal terreno calcareo della Valle di Mezzane un vino morbido ma deciso, con profumi veramente importanti. Gli amici della Compagnia hanno risposto in modo contraddittorio: alcuni lo hanno assurto a “principe della serata”, altri lo hanno apprezzato meno. A nostro giudizio questo è un vino molto interessante che merita la giusta considerazione. Sempre dell’azienda San Cassiano è stato il quarto vino proposto, l’Amarone DOC del 2009. Non si tratta di un Amarone “ruffiano”, uno di quegli Amaroni che vanno di moda oggi, in cui la componente zuccherina è predominante su altri sapori (per strizzare l’occhiolino al mercato del Nord Europa). E’ un vino sontuoso, con una presenza alcolica già al naso molto netta (16°) una morbidezza al gusto che però è bilanciata da una acidità decisa. E’ sicuramente ancora giovane che però esprime già una personalità determinata. Per il secondo Amarone della serata ritorniamo nella zona classica della Valpolicella, a Valgatara di Marano, presso l’azienda Terre di Leone. Chiara e Federico hanno sfidato la sorte, ritornando da Milano nelle terre avite e presentandosi al mercato con dei prodotti di assoluta qualità. Il loro Amarone 2008 servito è un continuo susseguirsi di profumi (marmellata, cioccolato, eucalipto e una nota eterea di grande eleganza). Rispetto all’Amarone di San Cassiano si evince che l’anno di maturazione in più offre più complessità di profumi e sapori. L’acidità è ancora molto viva e lascia la curiosità di assaggiare questo vino fra una decina di anni.
Infine si è presentato fra di noi il vino più tradizionale della Valpolicella: il Recioto. Le medesime uve degli altri vini vengono lasciate appassire per 100-150 giorni e poi fatte fermentare fino a lasciare una quantità di zucchero importante. Il risultato è un nettare dolce e vellutato che accarezza i sensi e lo classifica di diritto come “vino da coccole”. Le Marognole è una piccola azienda di Valgatara che filosoficamente tende a produrre vini dai profumi e gusti molto vigorosi e netti. Il loro Recioto è stato apprezzato moltissimo, tanto da essere valutato come il settimo vino più apprezzato dagli ospiti della Compagnia fra tutti quelli degustati in un’anno e mezzo (circa 90 etichette diverse). Direi un bel successo. Una nota a parte la merita l’offerta di prodotti locali che accompagnavano i calici. Formaggi e salumi sono prodotti da La Casara, una azienda di Roncà (pochi chilometri da Soave) che ha fatto della qualità il proprio marchio. Sono stati presentati il Formaggio Monte Veronese DOP, sia nella versione più fresca di alpeggio sia nella versione stagionata (una forma prodotta nel 2012) è che è diventato un presidio Slow Food, il formaggio “Ubriaco” affinato sulle vinacce dell’amarone, il prosciutto crudo di Soave DOP e la Soppressa veneta Riserva. Il Veronese è una zona di una bellezza immensa. Questa sera abbiamo sfiorato quanto di bello e buono si può trovare in questo angolo d’Italia. E’ un viaggio che merita di essere fatto.