Fabio ce l’aveva detto già un anno fa. E anche Silvia, loro cliente da tempo, ci aveva esortato ad andare a trovarli in cantina. Qualche mese fa, poi, abbiamo conosciuto brevemente Vittorio Adriano e il Barbaresco Riserva Basarin 2009 a Palazzo Carignano e così, finalmente, in una fredda e tersa giornata di fine gennaio, siamo andati a San Rocco Seno d’Elvio a trovarli in cantina (Seno d’Elvio si trova tra Alba e Barbaresco, proprio dove nacque Publio Elvio Pertinace, imperatore romano del II secolo D.C.).
Ad accoglierci c’è Marco Adriano che, con il fratello Vittorio, ha ereditato la cascina e le vigne dal nonno Giuseppe, trasformandola in una cantina di qualità sempre crescente nel panorama della DOCG Barbaresco. Facendo un giro nei locali di vinificazione, la pulizia e l’ordine fanno già capire come saranno i vini. Bella la “galleria” di botti dove i vini giacciono a riposare; botti grandi, come grandi sono la passione e la competenza.
Ma le sorprese maggiori ce le regala il vecchio fienile rimodernato, che oltre a conservare i vini che terminano il loro affinamento in bottiglia, ospita anche una bellissima collezione di vecchi attrezzi e macchinari agricoli: erpici, aratri, zangole, torchi e piccoli utensili quotidiani. Quasi un museo degli antichi mestieri. Sicuramente un viaggio nella memoria contadina.
La gamma dei vini va dai bianchi più sperimentali – Moscato secco e Sauvignon blanc – ai rossi del territorio – Dolcetto, Barbera e Nebbiolo e anche un Freisa mosso – e poi ci sono i Barbaresco – Sanadaive, Basarin e Basarin Riserva. Qualche assaggio è d’obbligo e Luciana ci accompagna tra le etichette più rappresentative.
Ardì 2013. Ardì come ardito, ci spiegano. E ardito è stato il progetto di fare un Moscato secco. Il moscato bianco (o di Canelli) è sicuramente tradizionale in Piemonte, ma vinificarlo secco è qualcosa di nuovo, di diverso. Il profumo è intenso e inebriante. Come tipico di questa bacca aromatica, ritroviamo la salvia, la pesca gialla e anche una nota agrumata di mandarino. In bocca è avvolgente e coinvolgente, per quanto stupisca l’assenza di residuo zuccherino. Ottimo da aperitivo.
Il Basaricò 2013 è un Langhe bianco a base Sauvignon blanc, con il tipico profumo erbaceo di questo vitigno: foglia di pomodoro e basilico, in dialetto “basaricò” appunto. Spiccata acidità e freschezza in bocca, già fatta presagire da un colore giallo paglierino con vivi riflessi verdolini. L’impianto della prima vigna di Sauvignon blanc risale agli anni ’80 e … sicuramente è stata una scommessa vinta.
Barbaresco 2011 “Sanadaive”, ossia Seno d’Elvio, la frazione di Alba dove sono ubicate le vigne, che insieme ai comuni di Barbaresco, Neive e Treiso diventa un luogo “magico” in cui nobilitare il Nebbiolo al rango di Barbaresco, non prima però di un invecchiamento di almeno due anni di cui uno in legno. Il Sanadaive ha il suo punto di forza nella finezza e nella misurata eleganza. Sicuramente meno tannico e strutturato di altri cru, sa però emozionare per le sue sensazioni floreali di rosa appassita e di viola, nonchè per la speziatura dolce. Sicuramente un Barbaresco più immediato e femminile.
Il Barbaresco Riserva 2009 “Basarin” è un piccolo capolavoro, espressione non solo della capacità dell’uomo, i nostri Vittorio e Marco, ma anche del terroir. Il Basarin, dialettamente significa “baciato dal sole”, è uno dei cru storici e più belli. Ubicato nel comune di Neive, è una collina vasta con esposizione sud est e terreno caratterizzato da marme grigie e azzurre, che la rendono una delle vigne più prestigiose della DOCG Barbaresco. Trattandosi, poi, di un Riserva, c’è anche il tempo che completa il risultato del terroir e dell’uomo; ben 4 anni di affinamento prima di poter essere commercializzato. Le sensazioni sono sicuramente più complesse: oltre al floreale del Senadaive, si aggiungono la confettura di prugna e mora, una speziatura più ampia e soprattutto le note di liquirizia, di torrefatto e cacao amaro. Il tannino, ben presente, conferisce maggior struttura e nobiltà. Armonico e persistente, davvero persistente.
Ci congediamo con la voglia di tornare in primavera, con il verde, per apprezzare ulteriormente le colline che li circondano e chiacchierare dell’approccio “green” alla vigna, condotta secondo le regole della lotta integrata, e del manifesto a cui hanno aderito in qualità di Vignaioli Indipendenti.
A presto
Gabriele