Note del 24 ottobre 2014
L’atmosfera de La Compagnia del Calice per una sera si è trasformata in un pub inglese.
L’amico e beer teller Andrea Camaschella (Guida alle Birre d’Italia – Slow Food, Redattore di Fermento Birra Magazine, docente dei Master of Food – Slow Food) ci ha guidati nel Somerset per presentarci il birrificio inglese Moor Beer Company quale innovativo rappresentante della tradizione inglese. Il mastro birraio californiano Justin Hawke nel 2007 ha ri-fondato questo birrificio il (californiano) ha portato le birre ad un nuovo livello, molto contemporaneo ma ancora riconducibili alla vecchia scuola.
L’Inghilterra insieme al Belgio, alla Germania e alla repubblica Ceca rappresentano i più importanti panorami delle birre europee, ognuna con una propria identità e caratteristica.
In Inghilterra, in tutti i pub troviamo la Bitter, la classica birra inglese ad alta fermentazione, ben luppolata, poco carbonata, bevuta a temperatura ambiente o quasi, mai ghiacciata. La Bitter varia in colore dal dorato all’ambrato scuro. La RAW è infatti la prima birra di MOOR, una classica Bitter, forse un nome improprio dato che non è particolarmente amara; piacevole, fresca, da pub dalle 17:30… anche se i pub sono invasi da varie tipologie, dalla più diffusa Lager (anche se di origine tedesca) alle varie Pale Ale (differenti tipologie di birre della Gran Bretagna). E di quest’ultima tipologia in questa serata ne abbiamo sia viste che gustate.
La seconda birra, la Confidence, si è distinta per il bel colore ambrato e per la velatura. Eh si, perchè le birre di Justin sono non filtrate, conferendo così maggior aroma e gusto ai prodotti. Il lavoro di Justin è il frutto di due fattori:
- l’esperienza avuta in Germania, dove le “Naturtrub” (naturalmente torbide) erano fresche, vibranti con un fantastico palato e la torbidezza era segno di grande qualità
- l’influenza dalla propria terra d’origine, la California, con le APA (American Pale Ale)
Tutto ciò gli ha permesso di rivoluzionare un po’ la tradizione in UK ed ormai molti Brewery vi si sono adattati, e soprattutto, molti consumatori inglesi apprezzano. L’abbiamo bevuta abbinandola ad una pancetta; anche se forse sarebbe stato più adatto gustarla con della carne alla griglia che avrebbe permesso di bilanciare le note amarognole e caramellose ed al gran corpo a cui forse noi in Italia non siamo abituati.
Svolta con la terza birra, la Hoppiness, una IPA (India Pale Ale) il cui sapore agrumato, asciutto ben si accostava al roast-beef. Un aroma intenso, un gusto molto piacevole, importante che ha colpito molto i soci de La Compagnia del Calice, ormai abituati a cogliere ogni particolare di ogni alimento che venga proposto. La birra, come il vino, è un alimento che fa parte della tavola e in Italia stiamo iniziando ad apprezzarla nei vari pasti della nostra cucina, dall’antipasto al dolce, dalla carne al pesce…
Piccolo cenno sull’origine del termine IPA e delle sue caratteristiche marcatamente luppolate e con un tenore alcolico maggiore. Tutto deriva dalla necessità storica degli inglesi, che durante il periodo del colonialismo, avevano la necessità di trasportare birra fino in India.
Al fine di neutralizzare le conseguenze delle alte temperature a cui le birre erano esposte durante i lunghi viaggi, i mastri birrai inglesi decisero che fosse necessario dare maggiore stabilità e capacità conservativa alle birre di esportazione. Questo risultato lo ottennero aumentando la quantità di luppolo che, grazie alle sue caratteristiche medicali e conservative ed il tenore alcolico, ha contribuito a rendere la birra in grado di sopportare i lunghi viaggi in nave
Quarta birra, la Illusion: impressionante Black IPA, scura, intensa. Andrea ci ha preparati dicendo di non farci condizionare dal colore. Infatti l’aromaticità è incredibile; emerge il caffè ed il cioccolato, profumo di luppoli americani, poi agrumi, frutta si sente anche non avvicinando il bicchiere al naso. Al palato dopo un primo inizio di tostatura e caramello segue un tenore amaro persistente ma molto piacevole. Nonostante ciò il corpo è leggero, sorregge adeguatamente il carosello di sapori di cui sopra e non impegna ulteriormente il palato tanto da non sovrastare la leggera dolcezza del cheddar abbinato.
Quinta birra: la Fusion. Una Old Ale ovvero una Ale definita “old” per la lunga maturazione e per il carattere “meditativo”. La Fusion è un blend di birra invecchiata in botti da brandy di sidro, di colore nero, con un aroma di mela e note di miele. Al sapore caramello, zucchero di canna, un gusto intenso sostenuto da due fronti… italiani:
- torta di mele (il lievito è ben bilanciato)
- frittelle di mele (e con il fritto molte Ale vanno d’accordo)
Gran impresa di Justin a cui si dà il merito di aver lavorato con abilità i luppoli della birra della tradizione inglese la cui “imponenza” non era sinonimo di “più buona”. La sua impresa è partita da una tipologia di birra molto amara, sbilanciata (mancante della parte maltata) e di bevuta non piacevole per arrivare ad un alimento con aromi importanti, mantenendolo bilanciato e di buona bevibilità.
Wow, che esperienza, lo avevamo promesso, non erano le solite birrette!
Fabio