Troppo facile prendere in mano un calice di buon vino, leggerne l’etichetta, scoprirne le caratteristiche e le valutazioni su qualche guida e poi dire: “Ottimo, certo che si sente proprio che arriva da quella collina, con queste sensazioni così… . Ah, l’annata non potrebbe che essere il 20… mi ricordo perfettamente che quell’anno…”.
18 nostri amici venerdì 3 ottobre hanno deciso di accettare una piccola provocazione. 5 calici alla cieca per andare a scoprire un vitigno complesso e poliedrico. Non Dolcetto, Barbera o di Arneis, vitigni piuttosto noti per noi piemontesi, ma niente meno uno due vitigni a bacca bianca più “cerebrali”: il Riesling renano.
Per meglio apprezzarne tutte le sfaccettature, abbiamo proposto 4 terroir decisamente diversi dove quest’uva meglio si esprime, con annate differenti:
- Mosella, delle cui ripide pendici il Riesling è originario – anno 2012
- Alsazia, latitudine e terreni tra i più vocati per questo vitigno che predilige il freddo – anno 2010
- Alto Adige, clima e vigne che esaltano le uve bianche dalle aromaticità importanti – anno 2012
- Alta Langa, outsider che sfrutta l’altitudine e la “pietra di Langa” per sorprendere – anno 2009
E per complicare la situazione, nascosto tra i calice, abbiamo anche insinuato un misterioso intruso classe 2010.
Come diceva Bluto Blutarsky …”quando il gioco si fa duro, i duri cominciano a giocare”.
E così si inizia con l’osservare i 5 vini “misteriosi”, tutti nella gamma del giallo paglierino, alla ricerca dei primi indizi. Un campione, però, ha qualche lieve riflesso dorato e un altro, invece, è leggermente più esile e con riflessi che tendono al verdolino. Mmm.
Al naso le differenze tra i calici aumentano, due campioni si caratterizzano per sensazioni nette di mineralità e idrocarburi, tipiche, in effetti, del vitigno. Gli altri 3 vini spaziano dalla mela verde, all’erbaceo/floreale e a sentori più complessi di miele e frutti tropicali. Ma la bellezza dei vini che abbiamo davanti è la loro poliedricità, con i profumi che evolvono durante la serata e le emozioni che crescono.
Anche in bocca la caccia all’intruso è affascinante. L’acidità e la mineralità accompagnano tutti gli assaggi, sebbene con intensità e persistenze differenti. Qualche vino è più armonico, qualche altro un pochino pungente. Le differenti annate, in effetti, sono determinanti in tal senso. I gradimenti si concentrano su 3 dei 5 campioni e la voglia di andare a scoprirne le identità cresce.
Ragionando insieme e confrontando i vari contributi, decretiamo che uno dei top 3 si discosta dagli altri; sarà l’intruso?!?! Alsazia e Alto Adige emozionano un po’ meno degli altri nel confronto diretto. L’Herzù 2009 di Germano Ettore – cantina barolista di Serralunga d’Alba con vigne in Alta Langa a Cigliè – e il Kolbenhof Spatlese Trocken 2012 – che arriva dalle anse della Mosella nei pressi del paese di Urzig – impressionano maggiormente. Pur essendo entrambi 100% Riesling, sono due vini “diversi” e non solo perché adesso anche noi abbiamo visto l’etichetta 🙂 In bocca il primo è avvolgente, armonico e incredibilmente persistente mentre il tedesco sorprende tutti per i profumi che continuano a mutare.
Ma cosa si cela nel calice numero 3?!?
Freschezza e longevità degni di un Fiano e di un Verdicchio, complessità al naso qualcuno dice, come certe annate storiche di Pinot Bianco di Terlano. Sicuramente si escludono gli internazionali e semiaromatici Chardonnay e Sauvignon Blanc. Un amico ritrova le sensazioni di un bianco di Ustica assaggiato insieme qualche degustazione fa; si trattava di un taglio Inzolia, Catarratto e Grillo caldo, prodotto in riva al mare, persistente, “gustoso” e con un acidità fissa importante.
Sveliamo qualche indizio, dicendo che è un vitigno della nostra regione, non troppo diffuso, forse, ma che sta diventando una celebrità. E’ il nebbiolo dei bianchi piemontesi.
E dunque?!?! …
Timorasso… ma con l’articolo determinativo IL Timorasso. Si tratta, infatti, del Montecitorio 2010 dei Vigneti Massa. Abbiamo conosciuto Walter Massa qualche settimana fa e dopo il successo che ha avuto il suo “intruso”, lo aspettiamo presto perché racconti a tutti gli amici de La Compagnia del Calice il suo sogno, la sua visione e il suo progetto ormai diventati realtà: il Timorasso!
Gabriele