Fausto De Andreis sembra più un pescatore che un agricoltore. Ha la classica flemma di chi si sente più a suo agio sull’acqua che sulla terraferma. Del resto siamo ad Albenga ed è lecito pensare che ogni uomo abbia più a che fare con il mare invece che con la terra. E’ invece stiamo parlando di un vero e proprio amante della terra e dei suoi prodotti. Un amante molto esigente, per niente ortodosso, che chiede alla sua vigna e alla sua cantina di rispondere ai suoi desideri con particolare dedizione.
Avvicinandovi in auto alle Rocche del Gatto (questo è il nome della Cantina) rimarrete perplessi dal vedere capannoni invece di masserie, serre invece di cascine. Infatti la cantina di Fausto De Andreis è una struttura che sembra un’industria.
Ma non bisogna farsi ingannare. Fausto vi farà visitare la struttura e vi parlerà, con quella caratteristica spigolosa inflessione savonese, del suo lavoro (60.000 bottiglie annue) e dei suoi sacrifici. Vi guarderà con un sorriso beffardo quando vi spiegherà che il suo vino viene lavorato come se fosse un rosso, facendo sostare il mosto sulle bucce per 15 giorni. E’ questa la caratteristica “estrema” di Fausto.
I vini prodotti (e assaggiati) sono due: il Vermentino e il Pigato. Quest’ultimo viene prodotto nella versione classica e nella versione Spigau Crociata.
Il Vermentino del 2010 ha un colore giallo paglierino tendente al dorato, di buon corpo, con profumi di frutta bianca, agrumi, deciso profumo di lievito. Al gusto si sente subito il tannino (che per un vino bianco non è consueto), poi si riconosce la frutta e gli agrumi (il pompelmo su tutti). E’ un vino con una importante acidità e con una alcolicità che sostiene il tutto, facendone un vino equilibrato ed armonico.
Nel Pigato i profumi e i sapori di lievito sono molto più pronunciati. A questi bisogna aggiungere una sapidità molto marcata classica del Pigato, ma manca (e per mio gusto personale questo è un pregio) il fondo amarognolo del Pigato.
La vera chicca è però lo Spigau Crociata. Il vitigno è lo stesso del Pigato, ma vengono scelti i grappoli migliori. Anche questo riposa sulle bucce per 15 giorni ma poi fa un affinamento molto lungo (anche tre anni) in acciaio. Ne risulta un vino dal colore giallo dorato, consistente, con profumi di lieviti molto marcati. Un secondo passaggio olfattivo presenta sentori di frutta gialla, di agrumi e di fiori secchi. Il sapore poi è molto intenso e complesso. Al gusto classico del lievito si aggiungono la frutta e i fiori in prima battuta, seguiti poi dalle erbe aromatiche (timo, basilico) terminando poi con la frutta secca (mandorle). La mineralità è molto marcata rendendo il vino molto sapidio. Quello però che stupisce è la persistenza: molto tempo dopo aver terminato la degustazione, la bocca è ancora piena del sapore di questo vino anche dopo aver mangiato il cibo che questo vino accompagna. Non è sicuramente un vino facile da abbinare, proprio per la sua lunghezza sensoriale. De Andreis lo suggerisce sulla cacciagione e sui piatti di carne (come se fosse un rosso). E’ un vino da abbinare comunque su piatti saporiti, che possono competere con la sapidità.
Le bottiglie sono state acquistate ad un prezzo “salomonico” di 7 Euro l’una.
Le Rocche del Gatto di De Andreis Fausto
Reg. Ruato n. 4 – Fraz. Salea – 17031 Albenga SV
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