Una bella sala, la pizzica salentina come sottofondo e dei grandissimi vini. Sono questi gli ingredienti dell’appuntamento che La Compagnia del Calice dedica al Salento. La penisola salentina è una zona incredibilmente bella, la sua gente è appassionata ed accogliente, i suoi profumi inconfondibili.
Abbiamo scelto di far compiere ai nostri amici partecipanti un viaggio che percorresse la cultura enogastronomica salentina. I produttori sono stati accuratamente scelti seguendo la linea della tradizione con la giusta componente di modernità. Ma il Salento non è solo vino, è anche e soprattutto olio. Ed è proprio da qui che è partito il nostro viaggio.
Accompagnato da delle ottime friselline abbiamo servito “Il Superiore”, un olio extra vergine di oliva di prima spremitura a freddo di Agricola De Lorenzis. Non avevamo dubbi sulla qualità del prodotto, ma la conferma dei nostri amici commensali è stata una bella soddisfazione. Prodotto strepitoso.
Il primo vino ad essere servito è stato un prodotto innovativo per la zona: abbiamo selezionato lo spumante metodo classico “Bolina Brut” di Rosa Del Golfo, fatto con uno dei vini bianchi più conosciuti nel Salento, il Bolina. Il vitigno è il Verdeca con una piccola parte di Chardonnay. Un blanc de blancs direbbero oltralpe. L’abbinamento riuscitissimo prevede una mozzarella di latte vaccino del Caseificio Amodio di Torino. Il Bolina Brut si rivela un gran spumante. Damiano Calò, il proprietario della cantina, ha fatto un bel lavoro. Complimenti
Il confronto e chiacchierio nella sala aumenta, il primo vino è stato un successo, evidentemente. Si cambia registro, viene presentato un rosato. Non un normale rosato di cui il Salento è una delle maggiori espressioni in Italia e nel Mondo. Un cru, ovvero un vino ottenuto da un unica vigna di Negroamaro. Si chiama “Vigna Mazzì” e il produttore è sempre Rosa Del Golfo. E’ un vigneto fortunato, si affaccia sul golfo di Gallipoli per 12 mesi all’anno, beato lui. Il Vigna Mazzì lo ha fortemente voluto Damiano: la tradizione della vinificazione a lacrima (una tecnica che prevede la svinatura del mosto senza pressatura per estrarre poco colore dal Negroamaro) con la modernità della macerazione di parte del mosto in legno. Sicuramente un vino rosato unico nel suo genere. Lo abbiamo proposto in abbinamento ai salumi di Baccaro, un salumificio artigianale di Minervino di Lecce.
Capiamo subito che la qualità dei prodotti proposti è apprezzata. La degustazione viene intervallata con un divertente gioco che consiste nell’indovinare dei profumi della macchia mediterranea accuratamente sistemati in tre diversi vasetti di vetro. Le erbette erano il mirto, il rosmarino e il timo, quest’ultimo da molti confuso con l’origano! Un gioco, ma anche un modo per riscoprire le bellezze della nostra Italia.
Non senza emozione passiamo ai rossi. Le scelte sono ricadute su prodotti di gran classe.
Il primo rosso è stato il Cubardi, millesimo 2010, un Primitivo tutt’altro che banale. Raccontiamo la storia del primitivo, vitigno bistrattato per anni a causa della sua irruenza e quasi “arroganza” alcoolica. Schola Sarmenti, il produttore, ne ha fatto un vino eccellente. Non a caso è stato premiato da molti critici oltreoceano. Lo abbiamo servito con due friselline condite con crema di lampascione e patè di olive verdi. Strepitoso
La nostra scaletta prevedeva di alternare al Primitivo l’altro vitigno principe della zona: il Negroamaro. E che Negroamaro!! Il Patriglione 2007 di Cosimo Taurino. L’abbinamento suggerito era del formaggio di pecora stagionato e caciocavallo. Gli aggettivi in sala si sprecano: meraviglioso, sconvolgente, unico. Un sommelier di scuola tradizionale (Antonio Dacomo) ci racconta che è un vino da dimenticare in cantina e da bere dopo venti anni. Ne abbiamo conservato una bottiglia. Aspetteremo….
La storia della cantina è incredibile. Ne abbiamo fatto un estratto in un nostro articolo
Difficile ora passare ad un altro vino e provare ancora emozioni ma Attanasio con il suo Primitivo di Manduria DOP 2008 ci è riuscito. Bassissima resa per ettaro, grande concentrazione e vigneti coltivati ad alberello di 80 anni. E’ qui che la sala si divide in due come ci aspettavamo. Chi ama il negroamaro e chi ama il primitivo. Il primo con una tendenza leggermente amarognola ed un sapore asciutto, ma al contempo fruttato, vellutato ed armonico. Il secondo si presenta con un sapore pieno, armonico e gradevole; l’invecchiamento del prodotto ne rende il sapore via via sempre più vellutato ed equilibrato.
Per concludere, secondo la tradizione delle nostre degustazioni, proponiamo un vino dolce. Il Corimei Primitivo Dolce Naturale di Schola Sarmenti. Avevamo qualche dubbio se questo vino, che al naso da la sensazione di un vino secco, potesse piacere. Il verdetto è immediato. Le poche bottiglie che abbiamo di scorta per i nostri amici sono andate a ruba. Un vino da meditazione, fine, immancabile. Non lo accompagniamo con un cibo, ma ci suggeriscono un abbinamento con il cioccolato fondente. Lo dirò a Lorenzo Marra il bravo proprietario della cantina.
Il percorso che abbiamo fatto con i nostri cinquanta “critici” è sugellato dal verdetto che emerge dalle schede di valutazione: tutti promossi a pieni voti.
In allegato la brochure della serata.
Antonio