Ho sempre ritenuto che contestualizzare un vino con il proprio territorio di appartenenza fosse il percorso più corretto di conoscenza;  se poi si ha la fortuna di scoprire che il vino ed il territorio sono gli stessi di origine della propria famiglia, la degustazione si trasforma in vera e propria emozione.

Non sono un professionista affermato, sono ‘solo’ un amante del vino e del suo mondo per cui quando osservo un ed assaggio un calice mi piace scoprirvi dentro i suoi paesaggi, le sue tradizioni, la sua cultura e la sua gente: unico modo, a mio giudizio, per poter rendere quel preciso prodotto unico ed indimenticabile. Ecco perché le degustazioni a cui partecipiamo o che organizziamo come Compagnia del Calice, sono il frutto di un giusto equilibrio di ‘tecnica’ e cultura. Il medesimo mix che ho trovato ad una serata a cui sono stato gentilmente invitato dall’amico Leonardo Porcu (che saluto e ringrazio) presso la Camera di Commercio di Torino: protagonista il Mandrolisai, zona storica della Sardegna centrale e, per riallacciarmi alla premessa, zona di nascita di mia mamma.
È stata una autentica scoperta; un territorio a grande vocazione vinicola che negli ultimi anni sembra proiettato verso una produzione di grande qualità nel rispetto delle sue tradizioni, del proprio ambiente e delle sue tipicità.
Altopiani interrotti da profonde vallate, rigogliosi boschi di castagni e sughero oltre a vigne con vitigni tipicamente autoctoni: Bovale (o Muristellu), Cannonau e Monica, sono le uve per la omonima doc Mandrolisai la quale venne istituita nel 1981 e che autorizza la produzione di vini rossi e rosati disciplinando le tipologie Rosso e Rosso Vigneto-autunnale-nel-Mandrolisai-NU-Sardegna-a20798127Superiore.

Siamo quindi pronti a scendere nella sala della degustazione, dove ho      potuto degustare ben cinque vini alla scoperta di questa terra così affascinante: il primo è un Mandrolisai rosso superiore 2008 della cantina sociale del Mandrolisai a Sorgono. Le uve impiegate sono il Bovale ed il Cannonau, per un vino che invecchia in botti di rovere per almeno due anni, come da disciplinare, oltre ad un ulteriore affinamento in bottiglia e che mostra sia al l’olfatto che al gusto grande finezza unita ad austerità.

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Passiamo al secondo vino, sempre un Mandrolisai rosso superiore questa volta del 2009, Antiogu, azienda Fradiles di Atzara.
Bovale, Cannonau e Monica sono le uve impiegate in ordine decrescente a livello quantitativo, per un vino, anch’esso invecchiato in botti di rovere, dal colore rosso rubino intenso e sentori di vaniglia, spezie oltre a note di frutti di bosco, il tutto in un insieme di grande carattere e finezza.

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Del terzo vino  posso sicuramente dirvi una cosa, era buonissimo. Si trattava infatti di un esperimento con i tre vitigni impiegati tradizionalmente per la doc. I produttori e gli addetti ai lavori tutti stanno compiendo un grande sforzo per migliorare i loro prodotti e per superare forse le criticitá del passato anche per andare in contro a quelli standard che il mercato dei consumatori richiede, ma senza snaturare il prodotto. Sono pochi i dati tecnici che ci sono stati forniti ma ho potuto apprezzare una ancor maggiore morbidezza e avvolgenza al palato, una piacevole evoluzione dei ‘cugini’ degustati prima.
Con il quarto vino lasciamo la parola doc per avvicinarci ad un Igt, stravolgendo anche la tipologia di vino: l’ Akratos 2006 della Azienda Antichi Poderi di Jerzu, nell’Ogliastra, é un vino da uve Cannonau stramature, ovvero una vendemmia tardiva in quanto i grappoli vengono fatti appassire sui ceppi. Rosso rubino carico, profumo intenso e ampio di amarena e prugna; al palato è molto avvolgente, caldo, morbido e dolce il tutto ben bilanciato da freschezza, un buon tannino e da sapidità, come direbbe un sommelier: equilibrato!

akratosUltimo vino, come nel corretto ordine di servizio, un passito prodotto da uve Nasco, uva bianca autoctona adatto, grazie alla sua aromaticità, a produrre vini liquorosi ma sempre eleganti. Chiudiamo quindi con il Galante, Isola dei Nuraghi, azienda Carboni di Ortueri: colore giallo paglierino di grande limpidezza, all’olfatto offre un bouquet ricco e persistente.

Al gusto è fresco, armonico, persistente ed accompagnato da una sensazione gusto olfattiva fruttata, con sentori di frutta matura e secca.

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Le emozioni, finita la degustazione, non hanno smesso di accompagnarmi tra balli tradizionali, assaggi di pietanze tipiche e ancora ottimi vini….perché la Sardegna non è solo il suo incantevole mare, come un bicchiere di vino non deve essere solo un bicchiere di vino…..

                             Marco